Parziale, significativa riduzione delle forze armate Usa di stanza in Germania

La notizia –

Il Segretario della Difesa Mark Thomas Esper ha annunciato che inizierà entro le prossime settimane il previsto ritiro dalla Germania, per ordine del Presidente Donald Trump, di 12.000 soldati americani, per l’esattezza 11.900. Circa 6.400 uomini faranno subito ritorno negli Usa, mentre gli altri 5.600 saranno redistribuiti in altri Paesi membri della Nato. A grandi linee il piano di trasferimento reso noto lo scorso mese, e che sarà suscettibile di successive modifiche, prevede principalmente lo spostamento da Stoccarda a Mons, in Belgio, di almeno due quartier generali di EUCOM (United States European Command) e di SOCom (Special Operations Command Europe) con tutto il personale ad essi assegnato, il rientro negli Usa dei 4.500 uomini del 2nd Cavalry Regiment che è oggi di stanza a Vilseck,  mentre una squadriglia di caccia F-16 con i relativi equipaggi e il personale a terra sarà direttamente riposizionata in Italia, forse ad Aviano. Altre forze saranno probabilmente ridislocate fra la Polonia e i Paesi Baltici. Va ricordato che fra il 2006 e il 2018 il numero dei soldati americani presenti in Germania era già stato ridotto da 72.400 a 33.250, e leggermente rialzato nei successivi due anni, portandolo a 36.000 unità. Adesso ne resteranno solo 24.000. Secondo il Segretario Mark Esper questa mossa sarà di stimolo alla Nato, e avrà un importante effetto di deterrenza nei confronti della Russia.

Il suo significato geopolitico e geostrategico

Nessun dubbio riguardo al principale significato geopolitico che la leadership statunitense attribuisce ufficiosamente a questa mossa strategica. Lo ha chiarito e a più riprese nel corso degli ultimi giorni lo stesso Presidente Donald Trump. Per dirla con le sue parole, “Germany is not paying their bills. They’re delinquent. It’s simple”. La realtà, come sempre, aldilà delle apparenze è molto più complessa. A partire dal fatto che l’irritazione di Trump è solo marginalmente dovuta all’insufficiente contributo della Germania al finanziamento della Nato, ed è invece riconducibile al rapporto che il governo tedesco continua a mantenere, neanche tanto nascostamente, sia con la Russia che con la Cina. E non solo sul piano strettamente economico, ma anche geopolitico, e su questo avremo occasione di ritornare. Inoltre, da un punto di vista più strettamente strategico-militare, l’arretramento di importanti centri di comando, specialmente di quelli con accentuato valore logistico, ha in genere un’unica e fondamentale funzione. Aumentarne il grado di protezione, allontanandoli il più possibile da quella che, si presume, potrà essere la ‘prima linea’ di eventuali futuri conflitti. Mentre il rafforzamento di basi e dispositivi militari in Polonia e nei Paesi Baltici, ci ricorda la fragilità e vulnerabilità strategica dell’attuale linea di confine tra Polonia e Lituania, il cosiddetto Suwalki Gap che è incastonato tra l’enclave russa di Kaliningrad e la Bielorussia, ed è l’autentica ossessione degli attuali piani difensivi della NATO. Marginali, per ora, gli spostamenti in Italia, ma si vedrà in futuro.

 

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